> R.A.M. Giovani artisti di Ravenna e Provincia
15 - 30 marzo 2003
Santa Maria delle Croci, Ravenna
Circolo muto di Vento
Le, come le chiama, ragnatele di Nadia Trotta, affermano, thomianamente (1), la propria identità (la metamorfosi del suo ambito) per prevalere di progressiva omogeneità materica. Come germoglio che espolode in fiore, che si apre al proprio esserci.
In tutto ciò possiamo riconoscere le originarie motivazioni (rispetto al cosciente fare arte, oggi) del generarsi dell'installazione rispetto alla precedente scultura di blocco.
Stratificati filamenti che abbracciano lo spazio, rendendolo se stessi.
L'artista che, in questo modo, dichiara lo spazio non più esterno a se (altro) ma proprio interno [e qui vediamo confermarsi, rizomaticamente (2), la pratica installativa]; il generarsi morfologico per riscontro di biologica appartenenza. Da questo il fascino della pratica di Trotta che è, nel farsi metafora di una filosofia dell'esserci "Fino ad oggi in filosofia è mancato l'artista che cominciasse nuovamente a comprendere se stesso, farebbe con ciò un errore - egli non deve guardare indietro, non deve guardare affatto, deve dare" (3).
La stessa pratica compositiva, qui per emanazione del proprio evolvere, procedere spazialmente. "...ogni concetto sulla soglia della crisi e dello squilibrio, sprigionando paradossi e contraddizzioni, attraversando vertigini e fantasmi. ...nutrirsi delle astinenze di vuoti e nulla, delle loro sobrietà, come luoghi nuovamente, pienamente percepibili. ..." (4).
In definitiva, i limiti, voluti specificatamente dal termine cose, sono, nel caso dei lavori di Nadia, un percorso (di filamenti) che si avvia da un ipotetico centro [o, sempre in chiave di rimando linguistico-concettuale, dall'ambito linguistico di Luce Irigaray n2 "L'oblio dell'aria" (5), che avvia la propria analisi dalla "Cosmogonia" di Eraclito].
Potrebbe offrirsi, in sede teorica, ad essere sviluppati (i limiti e le loro concezioni) anche attraverso i percorsi d'ambito filosofico di G. Bataille, ne "L'erotismo" (6), fino alle ragioni critiche di E.Crispolti, ne "L'erotismo in arte astratta" (7) che affronta i temi legati a motivazioni di pittura contemporanea (puntinismo, impressionismo, post-impressionismo, per citare alcune aree) e dell'evoluzione della scultura in installazione.
Volendo dare seguito a questa mappa/percorso, potrebbe essere possibile anche un collegamento a R.Thom (al quale ho già fatto riferimento), nella "Teoria delle catastrofi" (e relativa tesi del 'cobordismo'), di cui Thom tratta, anche, nel suo articolo su "Alfabeta" - "I contorni in pittura" (8). Oltretutto, verificando i modi e le ragioni, le esigenze, espresse da settori dell'arte contemporanea, notiamo che questa tende ad affievolire i propri limiti (margini), correntemente intesi come "separazione", variando le caratteristiche degli spazi intesi come interni o esterni].
Anelli di pensiero
si staccano dalla Terra
in caduta.
Vene srotolate come fruste
in lacci strecciati.
Il calore dolce del corpo
sperso in mille fuochi.
Vuoto
ai corpi aperti
le ossa arrotolate del petto
all'aria del mio vento
che spinge per tornare.
E ricordo
come immagine
il quando voglio essere
[°](v. la stanza della memoria
'99)
Anelli di pensiero
si staccano dalla Terra
in caduta.
Vene srotolate come fruste
in lacci strecciati.
Il calore dolce del corpo
sperso in mille fuochi.
Vuoto
ai corpi aperti
le ossa arrotolate del petto
all'aria del mio vento
che spinge per tornare.
E ricordo
come immagine
il quando voglio essere
[°](v. la stanza della memoria
'99)
La memoria richiama
a tratti
per corpi di respiro
disteso.
A spaventarmi
Il lavoro paziente
più debole ma continuo
sulle giunture
sui margini che si sfilacciano.
Scompare la pressione
alle sopracciglia
che impone di seguire
ogni singola traccia
attenzione dissolta
rughe distese
soffio della visione
respiro.
Piccolissime porzioni
di scollamento
strappi brevissimi
ma orrendamente implacabili
irrimediabili
definitivi
simili ai secondi che passano
attraverso i movimenti
nascostamente
senza lascarsi respirare.
I mille punti
i mille fuochi
che ero.
[°](v. Fiasco d'artista '99)
vertiginosamente convergono
alla formulazione
della mia nuova identità. (9)
Il progetto, iniziato nel 2000, come espansione di scala, di Trotta, non ha titolo, probabilmente perchè ciò sarebbe un accenno di metamorfosi dell'intero progetto in oggetto/cosa. Lo avrà, forse [ed in un momento di forte, possibile, nostalgia epocale], quando avrà natura visibile-tangibile, presente. Una, confidenzialmente ipotizzata, parete con segni di itinerari? Una, verificabile, ragnatela di percorsi?
Nadia sollecita, collaboratori/conoscenti, a trasportare e fotografare oggetti in luoghi differenti da quelli del ritrovamento/prelievo. Questo fa seguire agli oggetti delle traiettorie di spostamento rapportabili ad i filamenti (materiali) dei suoi lavori; il percorso, documentato (fotograficamente) è il tracciare delle ideali linee aeree nello spazio che, così incrociate, disegnano una ragnatela invisibile ma presente. Il loro essere documentate, attraverso, anche, foto di ritrovamento e di arrivo, per le correnti del gioco di Nadia, rende le tavole fotografiche (l'atto) scansioni di punti d'orientamento planetari, per stabilire i diversi "quiora" da cui si generano (anche come orientamento-ora ipotizzato-gestuale) punti-"partenze"-"arrivi". Respiri della regista Nadia come "affanni/fiati". Quello di Nadia è un procedere e costruire rizomatico (v.n.1), che mi porta a leggere, col medisimo tipo di approccio, il Mc Luhan de "Gli strumenti del comunicare" (v.n.10): ... abbiamo esteso il nostro stesso sistema nervoso centrale in un abbraccio globale che, almeno per quanto concerne il nostro pianeta, abolisce tanto il tempo quanto lo spazio. ... Noi viviamo, per così dire, miticamente e integralmente, ma continuiamo a pensare secondo gli antichi e frammentari moduli di spazio e di tempo dell'era pre-elettrica. ... I pittori sanno da tempo che gli oggetti non sono contenuti nello spazio, ma generano spazi propri... (10).
In definitiva:
L'analisi che focalizza la propria attenzione sull'oggetto in quanto tale, lo isalo, come volume, dalla propria spazialità; pure estensioni, presupponesti tale condizione di separatezza, vanno ad inserirsii nello spazio come a riempire zone vuote. In definitiva, la ricerca di equilibri interni, fautori di omeostatica stabilità dell'opera, necessitano, per esplicitarsi, di una deifinita delemitazione di tempo, ovvero di delimitazione dell'oggetto che ne consenta il rilievo di natura statica.
1) G.Deleuze e F.Guattari, Rizoma, Lucca, Pratiche Editrice, 1977.
2) G.Vattimo, le avventure della differenza, Milano, Garzanti, 1988.
3) M.Bertoni, Paolo Icaro, Ravenna, Edizioni Essegi, 1999.
4) L.Irigaray, L'oblio dell'aria, Torino, Bollati Boringhieri, 1996.
5) G.Bataille, L'erotismo, Milano, ES Editrice, 1996.
6) E.Crispolti, L'erotismo in arte astratta, in La scultura e la sua ombra, Roma, Il Cigno Galileo Galilei, 1990.
7) T.Thom, I contorni in pittura, trad. A.Fabbri, in Alfabeta, n.44, genn. 1983.
8) tratto da A.Pitrè con Deborah Romagna (a cura di), Soglie. Ad. Arte attraverso le arti. Panorama Italiano, Comune di Pesaro - Pescheria.Centro per le Arti Visive.Istituzione Comunale, 2001
9) tratto da A.Pitrè, Espiro, Ragusa, Editrice Letteraria internazionale. - Libro Italiano, 1999.
[°] titoli lavori di Nadia Trotta.
10) M.Mc Luhan, Gli strumenti del comunicaare, Milano, EST, 1997.
di Alessandro Pitrè