Nuvole: hanno sempre ronzato intorno al farsi della cultura cosiddetta occidentale. Dalle Nuvole di Aristofane (guarda caso una metafora parodica del grande filosofo Socrate) al loro
rivelarsi ingombrante del barocco, alle ultime, ultimissime Nuvole in viaggio disincantate del film di Aki Kaurismaki.
Sono d'altra parte la forma cangiante in cui le parole si insediano nel fumetto, forse la forma più innovativa di comunicazione del novecento, nonostante ci siano esempi antecedenti.
Frontiere: linee che occupano la mente e lo spazio. Alfabeto principale dell'esilio, del controllo e del senso del limite del contemporaneo. Anche qui i grappoli di significati che sgorgano da
questa immagine si mettono subito in fila nel nostro immaginario. Il segno di confine serve per stabilizzare la realtà. L'angoscia del territorio senza limiti va riscattata culturalmente (grande
intuizione antropologica debitamente studiata da Ernesto De Martino): ecco che nascono confini, segnati da simboli. Intorno alle frontiere si accendono le contraddizioni più profonde del
convivere umano. Ma non siamo qui per analizzare e filosofeggiare, che non è il nostro lavoro.
Queste sono parole e sensi intorno ai quali costruire immagini ed esperienze. Le mettiamo in evidenza per cercare di esplicitare quale percorso ci ha portato all'appuntamento con Joe Sacco.
In genere i nostri progetti nascono da incontri casuali, che si intrecciano sempre fortemente con le nostre vite. In questo caso un attraversamento di frontiera fisico, quello della linea verde
tra Israele e i Territori Occupati. Al ritorno del viaggio, Gianluca Costantini (fumettista anch'egli) mi ha atteso con Palestina. Una nazione occupata in mano. L'idea di mettere insieme
un progetto di visione di più sguardi sui confini e sull'essere altro in mezzo a coloro che i confini delimitano, era una sfida. E questo è il punto che più ci ha incantato del lavoro di Sacco.
Poi c'è ovviamente la perizia del segno, l'ironia e l'autoironia (sale indispensabile per non diventare missionari, precettori e/o arringatori di folle), la capacità narrativa dell'arte
sequenziale nei suoi migliori esempi. Ma quello che più ha attirato la nostra attenzione è il senso di responsabilità del proprio sguardo che emerge dai lavori di Sacco. L'essere consapevole
della propria limitatezza e del proprio confine, che esula dall'attraversare frontiere fisiche. Le più solide sono quelle che ci portiamo dentro. Una grande muraglia che attraversa la retina e il
cuore.
Il progetto di Nuvole da oltre frontiera si è poi alimentato della cornice di R.A.M., che vede oltre al mero momento espositivo, un momento di incontro e scambio tra l'artista invitato e
i giovani artisti italiani. La colonna sonora virtuale del progetto, ovvero il concerto dei Radio Dervish, nasce anch'essa da una assonanza con l'indagine su sguardi, confine ed in questo caso
anche lingue. In un certo senso essi sono l'anello di congiunzione alla mostra di Chiara Dynys dell'anno scorso, Peshawar.
Ci sentiamo di parlare di deboli anelli e sassi nello stagno, nella costruzione di questa rete di interventi culturali che siamo andati a progettare.
Speriamo che qualcosa resti di questo "giorno".
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