Associazione Mirada pubblica la rivista G.I.U.D.A. Geographica Institute of Unconventional Drawing Arts dal 2009, con la propria casa editrice GIUDA edizioni.
G.I.U.D.A. è l’acronimo di Geographical Institute of Unconventional Drawing Arts, può essere definita come una rivista a
fumetti, una graphic novel, ma anche come libro d’arte per l’approccio singolare nella narrazione-visione che utilizza il disegno, l’immagine e la geografia come terreno
di ricerca.
Collaborano per la realizzazione della rivista: Elettra Stamboulis, Marco Lobietti, Armin Barducci, Gianluca Costantini, Leonardo Guardigli, Ciro Fanelli, Elcubri, Rocco Lombardi,
Angelo Mennillo, Robert Rebotti Jacklamotta, Alice Socal, Nina Bunjevac, Frédéric Coché, Tracciamenti, Nicolò Pellizzon, Darkam, Mara Cerri, Magda Guidi, Liliana Salone.
La rivista si può acquistare nel sito di GIUDA edizioni.
G.I.U.D.A. Geographica Institute of Unconventional Drawing Arts 1
Presentazione: Giuda una rivista, un luogo. Giuda indaga il tradimento delle immagini. Lo fa usando il disegno in forma intensiva, cartografando il dicibile e il rappresentabile. Si pone come uno spazio programmato di ricerca visiva e di estetica. Insegue i luoghi sulle cartine, sapendo che la mappa non è il territorio, ma è una sua rappresentazione e che a partire dalla cartografia si stabilisce il nostro posto sul mondo e lo spazio che a livello simbolico occupiamo. Nella rivista tutto è disegnato, dall’editoriale alle pubblicità È una rivista da collezione, che non concede sconti all’epoca delle veline editoriali. Ha una vocazione decadente e romantica, utilizza lo spazio contemporaneo del disegno per inseguire le strade cimiteriali delle metropoli: nel primo numero compaiono i volti dei morti eccellenti del cimitero di Montparnasse.
G.I.U.D.A. Geographica Institute of Unconventional Drawing Arts 2
Presentazione: Nel secondo numero, gli ospiti inconsapevoli delle mappe visive del gruppo coordinato da Gianluca Costantini sono i preraffaelliti. I giovani inglesi insieme a Dante Gabriel Rossetti, figlio di un carbonaro italiano in esilio, crearono in epoca vittoriana un mondo osteggiato dalla critica d’arte tradizionale, fatto non solo di scelte stilistiche, che partivano da una forte consapevolezza del rapporto tra rappresentazione e simbolismo, ma anche di poesia, di letteratura e soprattutto delle vite stesse dei suoi protagonisti. Sulle biografie degli artisti, sul loro essere una geografia sentimentale che spesso ha composto destini intrecciati, si sono concentrati i disegnatori di Giuda. William Morris, che fu intenso artigiano della tappezzeria e socialista della prima ora insieme alla figlia di Marx, lo stesso Rossetti, poeta prima che pittore, dedito al laudano e alle donne, gli artisti e le artiste dell’epoca si incontrano nelle pagine della rivista preavanguardistica Giuda per parlarsi attraverso il linguaggio del fumetto
G.I.U.D.A. Geographica Institute of Unconventional Drawing Arts 3
Presentazione: L’ombra di Chuck Cunningham torna e reclama vendetta sulle pagine del terzo volume di G.I.U.D.A. Ispirati dagli eroi di quella apparentemente innocua mitologia catodica che è Happy Days, i disegnatori di G.I.U.D.A. compongono un mosaico di brevi narrazioni illustrate, dal titolo “Milwaukee mi ha rubato”, che smascherano e svelano i tratti nascosti dei protagonisti. Eliminata l’aura sterile della finzione televisiva, i nuovi interpreti della serie tv non vivono più la spensierata quotidianità dell’easy-life americana, ma appaiono come attori di seconda fila, malinconici e crudeli. Spettatori del destino cui vanno incontro Fonzie, Richie, Potsy, Ralph e tutti gli altri sono due indigeniamericani, padre e figlio, eredi della cultura primigenia dell’America, che in un dialogo da teatro dell’assurdo, tra battute sospese e piccoli conflitti domestici, sembrano essere gli unici in grado di poter afferrare il senso della realtà: “Tante cose sembrano non esistere. Ma invece esci, e te le incontri. E ti cambiano la vita”, conclude uno dei personaggi.
G.I.U.D.A. Geographica Institute of Unconventional Drawing Arts 4
Presentazione: Per attraversare la Linea Durand – così è chiamato il confine tra Afghanistan e Pakistan – occorre percorrere la stretta gola del Khyber Pass. È un antico passo disputato, conteso, mai completamente in pace, incorporato in imperi e stati e sempre sfuggito al controllo anche delle massime potenze. Itinerario imprescindibile degli eserciti alla conquista dei tesori dell’Hindustan, cerniera tra le civiltà euro-asiatiche e quella indiana, il Khyber Pass è la via che unisce e divide Kabul e Peshawar. Per raccontarne la storia secolare, i disegnatori e autori di G.I.U.D.A. scelgono di farsi accompagnare lungo la via da Alighiero Boetti, l’artista italiano le cui mappe in forma di arazzo, oggi esposte nei maggiori musei del mondo, furono realizzate dalle ricamatrici di Kabul.
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